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Ama festival 2015 – Chi ha paura dell’uomo nero?

L’edizione si è tenuta nei giorni 4 e 5 Luglio 2015

Cosa è successo

Tutti gli eventi dell'edizione 2015 di AMA festival. Scopriamoli insieme.

SABATO 4 LUGLIO 2015

Non ho l’arma che uccide il Leone

Peppe dell’Acqua

L’Uomo Nero e il primo grado di separazione raccontato dallo psichiatra Peppe dall’Acqua.

La lettera a Hitler

Gabriele Nissim

Presentazione del libro “La lettera a Hitler” del giornalista, storico e scrittore Gabriele Nissim che nel 2000 ha fondato a Milano il comitato per la foresta dei Giusti – Gariwo Onlus con l’intento di ricordare le figure esemplari di resistenza morale.

Surgelati

Wu Wing 2 e Contradamerla

Sempre legato al tema l’Uomo nero, è stato il reading dei Wu Ming 2 e Contradamerla con lo spettacolo Surgelati, opera a dieci mani per scrittore e gruppo rock. 

Storia sociale dei tatuaggi

Alessandra Castellani

Approfondimento legato all'epopea del tatuaggio, da stigma a moda con la presentazione, del libro “Storia sociale dei tatuaggi” dell’antropologa Alessandra Castellani

Il fascino dell’ombra e i patti col diavolo

Claudio Widmann

L’itinerario alla scoperta dell’Uomo nero, ci ha accompagnati all’ombra, riletta attraverso la lectio “Il fascino dell’ombra e i patti col diavolo” dello psicoterapeuta Claudio Widmann, uno dei più noti e fecondi autori, nel panorama italiano, della psicologia junghiana. 

Calma e gesso: in viaggio con Dondero

Maria Dondero e Marco Cruciani

Presentazione del documentario “Calma e gesso: in viaggio con Dondero” di Marco Cruciani, un tragitto di pensieri e di azioni da cui emerge uno spaccato di cronaca nazionale ed internazionale vissuto in prima persona dagli anni ‘50 ad oggi dal fotoreporter Mario Dondero.

Tutta la luce del mondo

Aldo Nove

L’ombra ci ha poi accompagnati alla luce, al terzo grado e allo scrittore e poeta Aldo Nove con il suo libro “Tutta la luce del mondo”, la biografia romanzata di San Francesco, vista attraverso gli occhi del nipote del Santo di Assisi.

Ottetto dell’Orchestra di Piazza Vittorio

In concerto

Un'esibizione musicale che fonde diverse tradizioni e culture, offrendo un viaggio sonoro attraverso ritmi e melodie del mondo.

DOMENICA 5 LUGLIO 2015

Conosci te stesso: mistica e/o psicologia?

Marco Vannini

La luce è la conoscenza e dunque il quarto grado di separazione che è stato analizzato dallo Studioso di mistica e dal 1998 professore di Storia della Mistica all’Istituto di Scienze Religiose di Trento con l’intervento “Conosci te stesso: mistica e/o psicologia”

Lo zodiaco: la dolce scienza del tempo

Marco Pesatori

Un dialogo sul tempo, sugli astri e su ciò che avverrà. Marco Pesatori ci porta su un piano diverso, dove tempo e zodiaco si fondano per sempre.

Elogio alla pluralità. Contro il modello
unico globale

Diego Fusaro

Lectiones di Diego Fusaro docente di storia della filosofia all’Università San Raffaele di Milano, studioso della filosofia della storia e delle strutture della temporalità storica con “Elogio della pluralità. Contro il modello unico globale”. 

Storia sulla pelle

Nicolai Lilin

Con il libro “Storie sulla pelle” Nicolai Lilin, accostando parole e disegni, ci ha guidati nel labirinto di una tradizione antichissima, offrendoci, di fatto, il capitolo più misterioso della sua educazione siberiana.

Il senso del viaggio

Moni Ovadia

Quale è il senso di viaggiare? Cosa ci portiamo dietro dopo aver girato il mondo e conosciuto culture e terre diverse? Di questo ci parla Moni Ovadia in una riflessione unica sul viaggiare.

Ulisse: il limite e la metamorfosi

Franco Rella

"Oggi la filosofia in Italia e in Europa ripete la filosofia analitica americana. Dichiara di spingersi verso il reale, ma è da esso remota, come remota è rispetto le questioni radicali che l’hanno generata. È, per così dire, esiliata in se stessa. Per liberarla da questa condizione è necessario metterla...

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Mons. Vinicio Albanesi, Moni Ovadia e Giuseppe Frangi

Un tavola rotonda di confronto sul tema tra tre autori e pensatori.

Racconti d’estate

Ascanio Celestini

E' un contenitore di parole il monologo che Ascanio Celestini porta in luoghi diversi, adattandolo a contesti e pubblico sempre diversi Uno spettacolo aperto che cambia, muta e diventa diverso ogni giorno.

Le parole dentro

Alessandro D’Angelo

Una riflessione unica sulle parole e sul mondo dentro di noi, grazie al dialogo unico con Alessandro D'Angelo.

Jam Session

Matteo Maria Mariani, Roberto Marchetti, Alessandro
Olori, Giacinto Cistola, Pierpaolo Pica, Dario di Giammartino, Mirko Amabili, Stefano Cicconi, Cristiano Stocchetti, Valerio Ricci.

Musica e passione, uniti in un solo suono. Una jam session che scalderà i cuori.

Fof Circus Ama Festival edition

Ete Clown, Di Filippo Marionette, Duo Kaos acrobati,
Giorgio Bertoldi giocoliere, Raul Somarribba mangiafuoco.

Fof Circus Ama Festival edition con la Di Filippo Marionette, Ete Clown, gli acrobati del Duo Kaos, il giocoliere Giorgio Bertolotti e il mangiafuoco Raul Somarriba.

Scopri di più sui nostri ospiti speciali

Giuseppe Dell’Acqua

Classe ’47, ha avuto la fortuna di iniziare a lavorare con Franco Basaglia fin dai primi giorni triestini, partecipando all’esperienza di trasformazione e chiusura dell’Ospedale Psichiatrico. Tuttora vive a Trieste dove è stato Direttore del Dipartimento di Salute Mentale per diciassette anni fino all’aprile del 2012.

Insegna psichiatria sociale presso la Facoltà di Psicologia dell’Ateneo di Trieste. Nel 1988 pubblica “Il folle gesto” che raccoglie l’esperienza sulla questione della perizia psichiatrica e del lavoro presso il carcere e nell’ospedale psichiatrico giudiziario. Nel corso dell’attività lavorativa ha svolto e organizzato consulenze scientifiche ed organizzative in varie sedi in Italia, in Europa e nelle Americhe tenendo cicli di conferenze, seminari, verifiche tecniche. Ha pubblicato un manuale, “Fuori come va? Famiglie e persone con schizofrenia”, rieditato nella III edizione da Feltrinelli Editore (2010). E’ tra i promotori del Forum Salute Mentale, avamposto per la tutela dei diritti delle persone con disturbo mentale.

Nel 2007 ha pubblicato “Non ho l’arma che uccide il leone. Trent’anni dopo torna la vera storia dei protagonisti del cambiamento nella Trieste di Basaglia e nel manicomio di San Giovanni”, con un’inedita prefazione di Basaglia. Tra il 2009 e il 2010 è stato consulente scientifico e storico nella realizzazione della miniserie RAI “C’era una volta la città dei matti” sulla vita e l’operato di Franco Basaglia. È ora impegnato nel campo dell’editoria come direttore della collana “180 archivio critico della salute mentale”.

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Wu Ming 2 & Contradamerla in Surgelati

“Surgelati” esplora la terra promessa dell’identità personale e collettiva, territorio dove spesso la ricerca di senso rischia di soccombere all’arbitrario. Lo sguardo degli autori si concentra e insegue la vena di ambiguità che percorre la maggior parte delle narrazioni diffuse sulle “radici”, concetto tangibile ed evanescente al tempo stesso, in cui il confine tra la fedeltà e inganno può diventare molto labile. Un ragazzo si risveglia in una stanza d’ospedale e tutto, ai suoi occhi, è bianco. Neutro, indefinito. Persino la sua stessa immagine nello specchio.

È stato ritrovato in stato di assideramento in fondo a un camion frigorifero, su cui ha attraversato il mare e varcato clandestinamente una frontiera. E ora la sua faccia non ha più espressioni, la sua identità è surgelata. Tutto il contesto dove il ragazzo è approdato tende a cucirgli addosso un ruolo omogeneo alla sua condizione di straniero, escludendo tutte le altre ipotesi e soprattutto senza mai ascoltarlo veramente.

Il nuovo mondo di cose e di persone che gli si manifesta al risveglio sembra volerlo spingere verso immagini di sé che si rivelano immobili e stereotipe, incapaci di rendere conto del costante divenire delle identità e delle culture nell’esperienza concreta. “Surgelati” è stato interamente scritto, composto e prodotto in forma collettiva e laboratoriale da Wu Ming 2 e la Contradamerla.

Articolato come fosse un concept-album, lo spettacolo prova a reinventare la forma concerto, arricchendola di una definita continuità narrativa e attingendo ad universi espressivi eterogenei. “Surgelati” non è il semplice adattamento di una serie di testi a una serie di musiche, ma un esperimento di fusione (a caldo) di entrambi gli elementi in un solo corpo emozionale e di senso, in cui succede che la parola possa interpretare la parte del suono o, viceversa, che sia la musica a farsi racconto. Wu Ming 2 & Contradamerla mettono in suoni e parole (strettamente avvinghiati) l’odissea sul posto di ogni essere umano, la permanente distanza tra quello che si è per gli altri e quello che si vorrebbe essere. Un viaggio impossibile da programmare, in cui convivono slanci in avanti, passi indietro, memoria e perdita di memoria, inattese deviazioni e rientri alla base.

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Claudio Widman

Claudio Widmann è un analista junghiano attivamente impegnato nel diffondere e nel difendere il più autentico spirito psicologico di C. G. Jung e di M.-L. von Franz. Un profondo interesse per la vita simbolica e immaginativa accomuna la sua pratica clinica ormai quarantennale e la sua attività di ricerca culturale. Ha sempre esercitato la libera professione, ma svolge anche attività didattica presso varie Scuole di Specializzazione in Psicoterapia e in non poche occasioni è chiamato a tenere lezioni e seminari presso prestigiose università, dall’Italia al Giappone.

Da vent’anni organizza convegni biennali su temi simbolici di rilevanza collettiva ed esistenziale, come il male, i riti, la morte, le coincidenze significative che segnano la vita. E’ uno degli autori più noti e fecondi nel panorama italiano della psicologia junghiana.

Le sue pubblicazioni comprendono sia trattazioni tecniche sia esposizioni divulgative, ma si distinguono quelle che rileggono attraverso la griglia dei simboli aspetti ordinari e straordinari della realtà, come il rapporto dell’uomo con il denaro, con il destino, con la fiducia, O quelle che scandagliano lo spessore simbolico di realtà diffuse come i colori, le figure del presepe, gli arcani dei tarocchi, l’immagine del gatto, la fiaba di Pinocchio. I suoi lavori sono stati al centro di giornate di studio, trasmissioni radiofoniche, servizi televisivi locali e nazionali, documentari prodotti dalla televisione svizzera e dalla televisione nazionale russa.

Bibliografia

Letteratura simbolica:
Il simbolismo dei colori, Edizioni Scientifiche Magi, Roma, 2000
La simbologia del presepe, Edizioni Scientifiche Magi, Roma, 2006
Sul destino, Edizioni Scientifiche Magi, Roma, 2006
Il mito del denaro, Edizioni Scientifiche Magi, Roma, 2009
Gli arcani della vita (una lettura psicologica dei tarocchi) - Edizioni Scientifiche Magi, Roma, 2011
Il gatto e i suoi simboli, Edizioni Scientifiche Magi, Roma, 2012
Pinocchio siamo noi (saggio di psicologia del narcisismo), Edizioni Scientifiche Magi, Roma, 2015
La fiducia, Cittadella Editrice, Assisi, 2012

Letteratura tecnica:
Le terapie immaginative, Edizioni Scientifiche Magi, Roma, 2002
Manuale di training autogeno ( e tecniche di psicoterapia bionomica), Il Girasole, Ravenna, 2005

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Marco Cruciani

Marco Cruciani (Montefiore dell'Aso - 1975) è attivo nella realizzazione di vari cortometraggi e documentari dal 1995, si laurea nell'anno accademico 2001/2002 con una tesi di antropologia visuale presso l’università. La Sapienza di Roma e svolge l’apprendistato collaborando come assistente o figurante con molti maestri del cinema italiano, dallo scenografo Giancarlo Basili ai registi Marco Bellocchio, Marco Tullio Giordana, Gabriele Salvatores, Carlo Mazzacurati,Renato De Maria, Giuseppe Piccioni e Mario Martone.

Inaugura nel 2003 il laboratorio di produzioni audiovisive SOL SI FA Audiovisual: attraverso questa etichetta concretizza opere di cinema, documentari, video-arte, scenografie visuali legate a performance musicali e teatrali, video-testimonianze e backstage di eventi e manifestazioni, spot e video industriali, fotografia. Nel raggio d’azione di SOL SI FA Audiovisual ci sono anche spettacoli dal vivo (viaggi di immagini e musiche allestiti in locali o spazi architettonici particolari con proiezioni, musica live o cdj set come, al momento attivo, VHS Videotape High School) e corsi di didattica cinematografica concretizzati con varie scuole in Italia. Di ultima uscita, il documentario“Calma e Gesso – in viaggio con Mario Dondero”.

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Aldo Nove

Aldo Nove è lo pseudonimo di Antonello Satta Centanin nato nel 1967 a Viggiù, piccolo paese al confine con la Svizzera. Nove si laurea in filosofia e nel 1996 pubblica il suo primo libro per Castelvecchi, Woobinda e altre storie senza lieto fine, che Einaudi ripubblica nel '98 includendolo nel volume Superwoobinda.

Nell'antologia einaudiana Gioventù cannibale, pubblica un racconto, “Il mondo dell'amore”. Ha pubblicato raccolte di poesie, sia con il suo vero nome che con lo pseudonimo, da ricordare nel 2001 “Nelle galassie oggi come oggi”. “Covers”, in collaborazione Tiziano Scarpa e Raul Montanari. Definitivamente allontanatosi dai "cannibali" è attento alle questioni sociali della contemporaneità, esce così sempre per Einaudi Mi chiamo Roberta, ho 40 anni, guadagno 250 euro al mese. Sanguineti lo pone insieme a Tiziano Scarpa e a Giuseppe Caliceti nell'Atlante del Novecento italiano come autore che chiude il "secolo delle avanguardie".

Ha curato per la Bompiani la collana "Inversi" di poesia informale, dal 2006 è direttore della collana Neon delle edizioni Tea. Scrive per il teatro e il cinema e collabora a diversi quotidiani e settimanali.

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Marco Vannini

Marco Vannini è nato nel 1948 nel paese d’origine paterna, S. Piero a Sieve (Firenze), ed a Firenze ha sempre vissuto. In questa città ha compiuto gli studi liceali, al Liceo Ginnasio Michelangiolo, ed universitari, laureandosi in Filosofia nel 1969 con una tesi sul Wittgenstein metafisico e mistico. Nel corso di un quarantennio, Marco Vannini, che ha insegnato Storia della Filosofia all' Università di Firenze e Storia della Mistica all' Istituto di Scienze Religiose di Trento, ha fatto conoscere in Italia l'intera opera, tedesca e latina, di Meister Eckhart, nonché quella di altri grandi maestri spirituali, come Margherita Porete, Angelus Silesius, Sebastian Franck, Valentin Weigel, ecc. Tra i suoi lavori, ricordiamo: La morte dell'anima. Dalla mistica alla psicologia (2003), Tesi per una riforma religiosa ( 2006), Mistica e filosofia (2007), Prego Dio che mi liberi da Dio (2010), Oltre il cristianesimo (2013), Storia della mistica occidentale (2014), L' Anticristo (2015). Insieme a Corrado Augias ha pubblicato Inchiesta su Maria (2013); insieme a Massimo Polidoro Indagine sulla vita eterna (2014). Dopo il servizio militare, svolto a Udine come ufficiale di complemento della Divisione “Mantova”, ha per diversi anni insegnato filosofia e storia nei licei, a Pistoia e Firenze. In collaborazione con i colleghi G. Gazzarri e D. Greco ha redatto un corso di Storia, in tre volumi, Fratelli Fabbri Editori, Milano, prima edizione 1974, ed alcuni capitoli dei manuali della Storia della filosofia di S. Moravia, Filosofia, Le Monnier, Firenze 1982, e di L. Tornatore, P. A. Ferrisi, G. Polizzi, Filosofia. Storia e testi, Loescher, Torino 1996. Nel 1976-1977 ha collaborato alla redazione di Cultura, periodico fiorentino vicino a Giorgio La Pira, e, nel medesimo periodo (1976-1978) ha redatto, insieme con l'amico Adalberto Tronfi, la rubrica “Guida alla lettura” del settimanale La Discussione, ove ha pubblicato anche diversi articoli. Nel biennio 1975-1977 ha vissuto nel Convento agostiniano di Santo Spirito, a Firenze, ospite del priore, p. Gino Ciolini OSA, suo ex-insegnante liceale, frequentando lo Studio Teologico Fiorentino, affiliato alla Pontificia Università Gregoriana, e conseguendo nel 1980 il grado di Baccalaureato in Teologia.

Con Ciolini ha collaborato alla organizzazione di quegli annuali Convegni di Santo Spirito che dal 1980 al 2003 hanno riunito insigni personalità della cultura italiana e di cui rimangono i sedici volumi della Collana “Convegni di Santo Spirito”, editi da Augustinus, Palermo, prima, e da Città Nuova, Roma, poi. Ha insegnato per un triennio Storia della filosofia antica nella Università di Firenze e, nel 1998, Storia della Mistica all’Istituto di Scienze Religiose di Trento. Ha tenuto seminari e conferenze in Università ed Accademie italiane e straniere. Collabora con p. Fausto Sbaffoni OP, direttore della Rivista di Ascetica e Mistica, nonché della Biblioteca “Arrigo Levasti”, alla organizzazione degli Incontri che si tengono ogni anno, dal 2002, con cadenza mensile, presso il Convento domenicano di San Marco, a Firenze. Nel 1993 si è sposato con Sabina Moser – filosofa, studiosa di Simone Weil - da cui ha avuto due figli, Ilaria nel 1994 e Andrea nel 1997.

Ha collaborato con diverse Riviste e periodici – Studi Medievali, Klaros, Kos, Il Margine, Hiram, Vita monastica, Filosofia e Teologia, Religioni e Società, Viàtor, Paradosso, Humanitas, Servitium, Segno, Rivista di Ascetica e Mistica (dal 1982), Avvenire, Il Manifesto, Repubblica, L' Osservatore Romano, ecc. - con numerosissimi saggi e recensioni.

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Diego Fusaro

Diego Fusaro (Torino, 1983) è ricercatore nel settore disciplinare M-FIL/06 (Storia della Filosofia). Ha studiato “Filosofia della Storia” e “Storia della Filosofia” presso l’Università di Torino con i Professori Pier Paolo Portinaro, Gianni Vattimo ed Enrico Pasini. Nella stessa Università, ha conseguito la “laurea triennale” nel 2005 con una tesi dal titolo Filosofia e speranza. Ernst Bloch e Karl Löwith interpreti di Marx (110 e lode, dignità di stampa) che è stata poi pubblicata in forma accresciuta presso la casa editrice “Il Prato”. Obiettivo teorico della tesi è il tentativo di mostrare come il cuore della riflessione marxiana debba essere individuato – seguendo le ricostruzioni, pur valutativamente opposte, di Bloch e di Löwith – nella tensione utopica e messianica “secolarizzata” in una filosofia della storia hegeliana e “futuro-centrica”.

Nel 2007, sempre presso l’Università di Torino, ha conseguito la laurea specialistica in “Filosofia e storia delle idee” discutendo una tesi dal titolo Karl Marx e la schiavitù salariata: uno studio sul lato cattivo della storia (110 e lode, dignità di stampa), tesi che ha ricevuto la menzione speciale (sezione Tesi) del Premio di Filosofia di Siracusa, edizione 2007. Dal 2004 collabora con i Professori Giovanni Reale e Giuseppe Girgenti nell’opera di traduzione e di commento degli atomisti antichi per l’editore Bompiani. Dal 2006 è codirettore della collana filosofica “I Cento Talleri” della casa editrice “Il Prato”; dal 2007 è codirettore della rivista filosofica “Koiné” della casa editrice “Petite Plaisance” di Pistoia. Inoltre, dal 2008 è segretario delle due collane di filosofia Bompiani “Testi a fronte” e “Il pensiero Occidentale” dirette da Giovanni Reale.

Sempre dal 2008 fa parte del comitato scientifico della rivista filosofica “Arché”. Dall’ottobre del 2008 ha collaborato come “cultore della materia”, presso l’Università San Raffaele, con le cattedre di “Ermeneutica filosofica”, “Storia della filosofia moderna e contemporanea” e “Storia delle idee” tenute dal Professor Andrea Tagliapietra. Nel 2009 ha trascorso un periodo in Germania presso l’Università di Bielefeld, svolgendo attività di ricerca sulla Begriffsgeschichte di Reinhart Koselleck.

Ha fondato e dirige uno dei principali siti internet italiani di Filosofia (“La Filosofia e i suoi Eroi”, www.filosofico.net), punto di riferimento per il dibattito filosofico on line. Ha svolto un dottorato in “filosofia della storia” presso l'Università Vita-Salute San Raffaele di Milano (in cogestione con l’“Istituto Italiano di Scienze Umane”) con una tesi sul pensiero di Reinhart Koselleck (supervisori i Professori Pier Paolo Portinaro e Andrea Tagliapietra). La tesi è stata valutata con lode e dignità di stampa. Dalla primavera del 2011 è ricercatore in Storia della Filosofia presso la facoltà di Filosofia dell’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano. Dall’autunno del 2012, è membro del collegio docenti del “Dottorato in Metafisica” dell’Università San Raffaele. Nel 2012, ha partecipato al Festival di Modena con una lectio magistralis sul Capitale di Marx.

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Marco Pesatori

Marco Pesatori è nato a Milano il 7 luglio 1952, alle ore 2.45. Si laurea in Lettere presso l’Istituto di Storia della Critica D’Arte dell’Università statale di Milano. Nei primi anni Settanta entra in contatto con alcuni esponenti del Gruppo Fluxus e risulta tra i pochissimi collaboratori dei leggendari primi tre numeri della rivista Alphabeta che precedono l’edizione poi uscita in edicola. Conobbe poeti americani come Allen Ginsberg, Gregory Corso, Lawrence Ferlinghetti o musicisti come lo stesso John Cage.

Nei primi anni ottanta inizia anche i suoi studi psicoanalitici, sottoponendosi a sua volta a un’analisi junghiana. L’astrologia era sempre stata, negli anni precedenti, una via di mezzo tra il gioco e una passione più profonda, e nel 1985, pubblica all’improvviso un curioso libro di alchimia astrologica applicata al gioco del calcio dal titolo “Sotto il segno del pallone” edito dalla Fabbri-Sonzogno. Il libro ebbe successo e incuriosì parecchio sia l’ambiente del calcio che quello astrologico, data l’assoluta originalità del suo impianto. Lisa Morpurgo, senz’altro la studiosa più seria che l’Italia poteva vantare, scrisse una recensione entusiasta del libro e contattò personalmente l’autore con cui nacque una splendida amicizia durata più di dieci anni.

Fin dalla fine degli anni ottanta e per tutti gli anni novanta, Marco Pesatori è il primo a mettere in evidenza la straordinaria importanza di Plutone e dei pianeti lenti, visti fino ad allora come vaghi e misteriosamente incerti dalla superficiale astrologia di quei tempi. E proprio a partire dalla fine degli anni ottanta che Plutone viene indagato come “desiderio del corpo”, Nettuno come “ideale dell’Io, forma” e ambito del “mentale”, con Urano a chiudere la triade come sintesi dialettica della fittizia contrapposizione tra corpo e mente. Nel 1999 pubblica “Astrologia del Novecento” (FK ed.) primo libro che in Italia si occupa di astrologia storica e generazionale.

Ancora oggi (fine 2013) il libro rimane unico nel panorama europeo e probabilmente mondiale. Nel corso degli anni novanta, insieme a svariate collaborazioni con riviste e anche quotidiani, programmi televisivi e radiofonici, partecipazioni a congressi e conferenze in Italia, Francia, Spagna, Svizzera, Stati Uniti, India, ha uno straordinario successo la sua rubrica di Posta sulla rivista Sirio, dove ogni mese rispondeva a decine e decine di domande poste dai lettori.Dal 1989 cura la rubrica astrologica di Vogue Italia. Dal 2003 cura la rubrica su D Repubblica delle donne, con un oroscopo “filosofico-magico-dadaista” molto amato e famoso. Cura la rubrica astrologica su Marie Claire Korea. Tra le collaborazioni internazionali anche quella con Vogue Japan. Dall’estate del 2014 Pesatori è tornato a collaborare con regolarità con Rai Radio 1.

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Franco Rella

Nato a Rovereto nel 1944 dove risiede. È stato professore ordinario di Estetica presso la Facoltà di Design e Arti dello IUAV Venezia, che ha lasciato anticipatamente nel momento in cui lì, come in tutta l’accademia, si andava restringendo lo spazio critico.

Ha partecipato a seminari e convegni, soprattutto in materia di estetica, in molte istituzioni accademiche italiane e straniere presso le quali ha anche soggiornato come Visiting Professor. L'attività di insegnamento è stata molto importante anche per lo scambio che si è sempre realizzato con gli studenti: un dialogo che è stata anche una spinta per la ricerca. Ha lasciato anticipatamente l'Università risparmiandosi il suo progressivo e inarrestabile degradare degli ultimi anni. È stato prima membro poi coordinatore (1989-1996) del Comitato scientifico, in qualità di esperto di estetica, insieme a Jean Clair, M. Garberi, D. Ronte, F. Bauman, a P. Fossati e F. Oberhuber, P. Schiera, G.L. Salvotti, del MART, Museo d'arte moderna di Trento e Rovereto. Franco Rella. È stato membro del CdA della Fondazione Bevilacqua-La Masa di Venezia.

Per il Mart ha collaborato alla Mostra Il Divisionismo Italiano curando il volume di saggi critici L'età del divisionismo (Electa, Milano 1990). Per la stessa istituzione ha curato la mostra La giovane Pittura Europea, Trento 1991 (catalogo Electa, Milano 1991) e ha collaborato alla mostra e ha introdotto il catalogo Il romanticismo. Il nuovo sentimento della natura (Trento 1993; Electa, Milano 1993) e ha anche curato due convegni i cui atti sono stati pubblicati: La città e le forme, Mazzotta, Milano 1987; Forme e pensiero del moderno, Feltrinelli, Milano 1989. Ha inoltre collaborato a iniziative artistiche e a esposizioni con saggi in catalogo presso il Museo palazzo Forti e la Galleria dello Scudo di Verona, il centro calcografico di Roma, il Palazzo Bricherasio di Torino, Il Muso Civico di Riva, I Cantieri di Palermo, il Goethe Institut di Palermo, l'Università degli Studi di Palermo, la Galleria d'Arte Moderna di Roma e il Museo d'Orsay di Parigi, il Pac di Milano, la Galleria Civica di Modena, oltre a numerosi interventi in cataloghi presso Istituzioni, Gallerie private e Fondazioni. Ha collaborato al progetto "Anversa: capitale europea della cultura 1993". Ha diretto collane editoriali (Bertani, Feltrinelli, Cluva, Pendragon) è stato redattore o ha collaborato a numerose riviste italiane, francesi, spagnole, argentine, belghe, olandesi, nordamericane e sudamericane, greche, neozelandesi ecc. Ha collaborato con l'Unità e con La Repubblica.

“Sono stato e sono ancora un lettore e uno studioso “onnivoro”. Mi sono mosso lungo le linee di confine tra le varie discipline ma percorrendo anche i sentieri laterali. Sono sposato, ho una figlia e un nipote di un anno e mezzo.”

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Alessandra Castellani

Alessandra Castellani, antropologa, si interessa prevalentemente di tematiche relative al rapporto tra culture giovanili, innovazione culturale, moda e studi di genere. Insegna Sociologia e Antropologia della comunicazione all'Istituto Superiore per le Industrie Artistiche di Firenze.

Ha insegnato per molti anni all'Accademia delle Belle Arti di Frosinone e più recentemente all'Accademia delle Belle Arti di Napoli. Ha lavorato come ricercatrice nel mondo del Terzo Settore occupandosi di migrazione, di prostituzione e di disagio giovanile. Inoltre svolge la libera professione come ricercatrice qualitativa occupandosi, tra l'altro, di copy-test, di ideazione di prodotto, di posizionamento di brand soprattutto per grandi aziende internazionali, in particolare nel settore dei media, dell'elettronica di consumo, del food e del fashion.

Tra i suoi libri: Storia sociale dei tatuaggi, Donzelli, Roma 2014 Vestire degenere. Moda e culture giovanili, Donzelli, Roma 2010 Piacevole è la notte: cultura e mercato dell’intrattenimento notturno, Manifesto libri, Roma 2003 Mondo Biker: bande giovanili su due ruote, Donzelli, Roma 1997 I ragazzi di Tokyo: le poetiche zen di una metropoli, Liguori, Napoli 1997 Ribelli per la pelle: storia e cultura dei tatuaggi, Costa & Nolan, Genova 1995 Senza chioma né legge: skins italiani, Manifesto Libri, Roma 1994.

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Nicolai Lilin

Nicolai Lilin. E’ uno scrittore russo, di origine siberiana, nato nel 1980 a Bender. Scrive in lingua italiana. Lilin è il suo pseudonimo da scrittore, scelto in omaggio alla madre dell’autore, Lilia. In russo infatti Lilin significa “di Lilia”. Il suo vero nome, così come riportato all’anagrafe italiana, è Nicolai Verjbitkii. Gli antenati di Nicolai appartenevano ad una grande famiglia siberiana di esploratori, fuorilegge, cacciatori e mercanti che avevano origini russe, polacche, ebree e tedesche. Dopo la rivoluzione comunista del 1917 gran parte della famiglia è stata trucidata dai militari dell’armata rossa perché alcuni dei suoi membri erano accusati di brigantaggio.

Nicolai viene chiamato con il nome di uno dei suoi bisnonni, morto fucilato di fronte ai suoi familiari. Per sfuggire alle persecuzioni il resto della famiglia si era trasferita nell’attuale Transnistria. Nel 2004 si trasferisce in Italia. In Piemonte prima, tra Torino e Cuneo. Dal 2010 vive e lavora a Milano. Nel 2009 pubblica per Einaudi Educazione siberiana, il suo romanzo d’esordio, scritto direttamente in italiano, che diventa subito un caso editoriale.

Il primo a elogiare Educazione siberiana è stato Roberto Saviano sulle pagine di Repubblica, e da allora in poi Lilin si è conquistato i lettori italiani e l’interesse della televisione, che lo ha invitato a diversi programmi televisivi. E’ stato tradotto in ventiquattro lingue e ha venduto finora i diritti a ventisei altri paesi nel Mondo. L’interesse su questo romanzo arriva anche al mondo del cinema: il premio Oscar Gabriele Salvatores ha diretto la trasposizone cinematografica di Educazione siberiana: la società di produzione Cattleya, insieme a Rai Cinema ne ha infatti acquistato i diritti cinematografici. Il film è uscito nel febbraio 2013 e uno dei protagonisti è John Malkovich. Nel 2010 Nicolai Lilin firma Caduta libera, un libro duro e vero come già Educazione siberiana. Senza ideologie né filtri, Lilin scrive della guerra in Cecenia come nessuno aveva ancora fatto, trasformando quel conflitto nello specchio di tutte le guerre contemporanee, iper tecnologiche, disumane. Il romanzo nel 2010 vince il Premio Minerva per la “Letteratura di impegno Civile” ed il Premio “La Magna Capitana” di Foggia ed è finalista ad altri tre premi letterari. Nel 2011 chiude la trilogia ispirata alle storie di vita vissuta dall’autore il libro Il respiro del buio (Einaudi). Nel novembre 2012 esce Storie sulla pelle,un libro di racconti e immagini che si addentra in un territorio che nessuno ha mai esplorato: il mondo dei tatuaggi siberiani. Oltre a dedicarsi alla scrittura dei suoi romanzi, Nicolai Lilin scrive per La Repubblica e L’Espresso, ha una rubrica su XL di Repubblica e collabora con altri magazine. Nel 2011 fonda un progetto culturale a Milano, Kolima Contemporary Culture, e nel 2013 un laboratorio di disegno e tatuaggio a Solesino (in provincia di Padova) chiamato Marchiaturificio. Dal 2012 tiene un corso di scrittura creativa a Milano allo IED (Istituto Europeo di Design). Tra le sue attività ricordiamo anche quella legata all’arte e tradizione del disegno e della simbologia del tatuaggio siberiano, ricco di codici complessi e delle tecniche che lo contraddistinguono, tema della sua prima mostra di opere Il Tatuaggio Siberiano. Ritorno alle origini.

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Alessandro D’Angelo

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Ottetto Orchestra

Quando l’OPV lavora alla scrittura di una canzone, pensa naturalmente a come funzionerà sul palco. E’ sul palco che questo gruppo si è formato, è cresciuto ed ha costruito il proprio linguaggio variando, nei suoi 14 anni di attività, dimensioni, strumentazione e linguaggi.

Negli ultimi anni, accanto alle produzioni di natura più teatrale, come “Il Flauto Magico”, “il Giro del Mondo in 80 minuti” e “Carmen”, che hanno portato l'Orchestra a esibirsi con fortuna nei teatri più prestigiosi in Italia e in Europa, é nato un organico più tascabile, voglioso di sperimentare dal vivo le nuove composizioni nate in sala prove, e composto principalmente dai cantanti e dal cuore ritmico del gruppo.

Gli otto musicisti sono autori e primi interpreti di queste canzoni, che spesso parlano di loro e che assomigliano a loro. L’Orchestra si é sempre basata su due aspetti fondamentali: il Viaggio e l’Incontro. Il viaggio dei musicisti dalla terra nativa verso Roma. L’incontro dei musicisti e dei loro repertori. Il viaggio dell’Orchestra per strade nuove, spesso in tour in Italia e nel mondo.

Nel corso di un viaggio i luoghi cambiano, ma anche i viaggiatori. Le numerose performance live negli anni hanno aiutato i musicisti a conoscersi e capire se stessi come artisti, definendo le musica dell’Orchestra e allargando il suo repertorio. Lo scrittore Jean Genet diceva di sentirsi vivo solo quando incontrava altre persone. E’ questa l’idea su cui si fonda l’Orchestra di Piazza Vittorio. Nel tempo ogni elemento ha cambiato il proprio modo di pensare alla musica lavorando insieme per lo stesso obiettivo, cercando di dare vita volta per volta a qualcosa di nuovo, come nel caso dell'Ottetto. Ognuno di loro ha avuto la capacità di definire se stesso musicalmente attraverso la propria cultura e differenza artistica. Il repertorio presentato dall'Ottetto è il risultato di questi anni passati a suonare insieme, in una costante rielaborazione del materiale musicale, qui proposto in forma più essenziale, restituendo all'ascoltatore le emozioni e le sensazioni che i musicisti provano quando una canzone di un singolo musicista diventa la canzone di tutti i musicisti dell'Orchestra.

L’Ottetto dell’Orchestra di Piazza Vittorio è composto da:

Emanuele Bultrini - Italia - Chitarre
Duilio Galioto - Italia - Pianoforte e tastiere
Ernesto Lopez Maturell - Cuba - Batteria
Carlos Paz Duque - Ecuador - Voce, flauti andini
Pino Pecorelli - Italia - Basso elettrico
El Hadji Yeri Samb - Senegal - Voce, djembe, dumdum, sabar
"Kaw" Dialy Mady Sissioko - Senegal - Voce, kora
Ziad Trabelsi

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Ascanio Celestini

Ascanio è un attore teatrale, regista cinematografico, scrittore e drammaturgo italiano. Nasce a Roma e si avvicina al teatro alla metà degli anni novanta collaborando con alcuni spettacoli del Teatro Agricolo O del Montevaso.

Il suo primo spettacolo si chiama “Cicoria. In fondo al mondo, Pasolini”.

A marzo del 2019 pubblica per Einaudi il libro Barzellette, la storia di un ferroviere che passa metà della sua vita lavorativa in una stazione terminale e l’altra metà in viaggio per il mondo. La sua principale missione è riempire un brogliaccio di barzellette.

Le deve raccontare al suo capostazione al proprio ritorno, ma non può tornare fino a quando non riuscirà a trovare la risposta a un indovinello (qual è il punto più alto per far cadere un uovo su un piano d’acciaio senza romperlo), oltre che un vestito buono per la propria sepoltura. Nel 2022, in occasione del centenario della nascita di Pasolini, cui fin dal suo esordio Celestini ha reso omaggio, debutta nel Parco degli Acquedotti di Roma Museo Pasolini, "un museo immaginato attraverso le testimonianze di uno storico, uno psicoanalista, uno scrittore, un lettore, un criminologo, un testimone che l'hanno conosciuto".

“Mi chiamo Ascanio Celestini, figlio di Gaetano Celestini e Comin Piera. Mio padre rimette a posto i mobili, mobili vecchi o antichi è nato al Quadraro e da ragazzino l’hanno portato a lavorare sotto padrone in bottega a San Lorenzo. Mia madre è di Tor Pignattara, da giovane faceva la parrucchiera da uno che aveva tagliato i capelli al re d’Italia e a quel tempo ballava il liscio. Quando s’è sposata con mio padre ha smesso di ballare. Quando sono nato io ha smesso di fare la parrucchiera. Mio nonno paterno faceva il carrettiere a Trastevere. Con l’incidente è rimasto grande invalido del lavoro, è andato a lavorare al cinema Iris a Porta Pia. La mattina faceva le pulizie, pomeriggio e sera faceva la maschera, la notte faceva il guardiano. Sua moglie si chiamava Agnese, è nata a Bedero. io mi ricordo che si costruiva le scarpe coi guanti vecchi. Mio nonno materno si chiamava Giovanni e faceva il boscaiolo con Primo Carnera. Mia nonna materna è nata ad Anguillara Sabazia e si chiamava Marianna. La sorella, Fenisia, levava le fatture e lei raccontava storie di streghe.”

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Moni Ovadia

Nasce a Plovdiv in Bulgaria nel 1946, da una famiglia ebraico-sefardita. Dopo gli studi universitari e una laurea in scienze politiche ha dato avvio alla sua carriera d'artista come ricercatore, cantante e interprete di musica etnica e popolare di vari paesi. Nel 1984 comincia il suo percorso di avvicinamento al teatro, prima in collaborazione con artisti della scena internazionale, come Bolek Polivka, Tadeusz Kantor, Franco Parenti, e poi, via via proponendo se stesso come ideatore, regista, attore e capocomico di un "teatro musicale" assolutamente peculiare, in cui le precedenti esperienze si innestano alla sua vena di straordinario intrattenitore, oratore e umorista. Filo conduttore dei suoi spettacoli e della sua vastissima produzione discografica e libraria è la tradizione composita e sfaccettata, il "vagabondaggio culturale e reale" proprio del popolo ebraico, di cui egli si sente figlio e rappresentante, quell'immersione continua in lingue e suoni diversi ereditati da una cultura che le dittature e le ideologie totalitarie del Novecento avrebbero voluto cancellare, e di cui si fa memoria per il futuro.

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Mons. Vinicio Albanesi

E’ nato il 20 settembre 1943 a Campofilone, un paesino della provincia di Ascoli Piceno. Sacerdote della Diocesi di Fermo, è abate-parroco dell’antica abbazia di S. Marco alle Paludi, direttore della Caritas Diocesana e insegnante di Diritto Canonico presso l'Istituto Teologico Marchigiano, sezione di Fermo (affiliato alla Pontificia Università Lateranense di Roma). E’ stato per 10 anni presidente del Tribunale Ecclesiastico Regionale. Dal 1990 al 2002 è stato presidente del Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza (C.N.C.A.).

Agli inizi degli anni '70, durante gli studi presso la Pontificia Università Gregoriana, partecipa direttamente alla nascita della Comunità di Capodarco di Roma; dopo qualche anno, con la carica di vicepresidente a livello nazionale, fa ritorno nelle Marche dove assume la responsabilità della Comunità di Capodarco di Fermo, luogo in cui la stessa era stata fondata nel Natale del 1966 ad opera di don Franco Monterubbianesi ed altri. Nel 1994 diventa responsabile della Comunità di Capodarco nazionale, organismo che federa attualmente 14 comunità residenziali, sparse in 10 regioni, con un migliaio di soci. Gli avvenimenti dei decenni '70 e '80, vissuti in maniera intensa e variegata dalla Comunità di Capodarco - tutt'ora una delle realtà più dinamiche e ricche di storia nel panorama italiano della solidarietà - vedono don Albanesi sempre al centro delle discussioni che via via, a tutti i livelli, si svolgono sul welfare e sulla carità nella Chiesa. Succedendo nel '90 a don Luigi Ciotti, che lo aveva guidato per 8 anni, don Albanesi prende in mano le redini del C.N.C.A., che raccoglie oltre 250 gruppi su tutto il territorio nazionale. I principi fondanti del Coordinamento si riferiscono al rispetto della personalità di ciascun individuo, alla condivisione dei valori (laici o religiosi), all'apertura massima verso il territorio in cui si opera.

Accanto a un’intensa attività pubblicistica (Famiglia Cristiana, Jesus, Vita Pastorale, Il Regno ecc.) e di relazione continua con le principali testate laiche nazionali, don Albanesi pubblica i primi due dei suoi sei libri con le Edizioni San Paolo. Nel 1998 esce “Il Dio della compagnia – Per una spiritualità della condivisione” (prefazione di Michele Serra), una riflessione dipanata lungo il confine mai definito tra la spiritualità e la quotidianità di chi ha scelto di stare a fianco degli ultimi. Nel novembre 1999 è a volta di “Le tribù dell’antico mondo – Lettera ai nipoti sul vecchio millennio”, rassegna impietosa dei vizi, dei tic, delle aberrazioni di questa epoca proprio nel momento in cui tutti aspettano il nuovo e in cui “tutti sono pronti, non si sa bene a che. In compenso sono pronti.” Nel 2000 esce “La dolcezza di Dio”, Edizioni Dehoniane, con cui torna alla spiritualità in continuità ideale con la prima opera. Nel novembre 2002, ancora per le Edizioni San Paolo, esce “Preghiere probabili”, raccolta di poesie e preghiere nate dall’esperienza del contatto e dell’accoglienza con persone emarginate o in difficoltà (prefazione di Ferruccio De Bortoli). E nel 2004 escono per le edizioni San Paolo “Voglia di credere”, una introduzione al Cristianesimo in 100 pagine “per chi ha qualche dubbio”, e per le edizioni Dehoniane “Fede quotidiana”.

Nel febbraio del 2001, don Albanesi promuove l’apertura dell’Agenzia giornalistica quotidiana Redattore Sociale, prima testata in abbonamento edita da una realtà del terzo settore. All’agenzia sono abbonate varie testate nazionali tra cui la Rai, il Tg5, i quotidiani Repubblica, Avvenire, Liberazione, Europa, il settimanale Famiglia Cristiana, oltre a diverse istituzioni pubbliche e private.

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Giuseppe Frangi

Nato a Milano nel 1955, sposato, 5 figli. Ha compiuto studi di Storia dell’arte. Giornalista dal 1983, Dal 2001 è direttore di Vita non profit mensile e sito di riferimento del non profit italiano. Ha iniziato lavorando alla redazione del settimanale Il sabato che ha diretto tra 1988 e 1990. È stato vicedirettore del mensile 30Giorni, caporedattore centrale al quotidiano L’Informazione (1995), caporedattore a La Stampa redazione milanese, dove con Paolo Pietroni ha partecipato al varo del magazine Lo Specchio (1996-1997), condirettore del mensile Class (1998-2001). Nel 1998 ha fondato l’Associazione Giovanni Testori di cui è presidente. È editorialista per le pagine milanesi del Corriere della Sera, per l’Eco di Bergamo e per La Provincia di Como e per il quotidiano online Il Sussidiario.

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Gabriele Nissim

Giornalista, storico e scrittore, nel 1982 ha fondato L'Ottavo Giorno, rivista italiana dedicata ai temi del dissenso nei paesi dell'Est Europeo e, per Canale 5 e TSI (Televisione Svizzera Italiana), ha realizzato numerosi documentari sull'opposizione clandestina al comunismo, sui problemi del post-comunismo e sulla condizione ebraica nell'Est. Ha collaborato con i periodici Panorama e Il Mondo e con i quotidiani Il Giornale e Il Corriere della Sera. Nel 2000 fonda a Milano il Comitato Foresta dei Giusti – Gariwo Onlus con l’intento di ricordare le figure esemplari di resistenza morale ai regimi totalitari nella storia del Novecento in Europa e nel mondo.

Il Comitato Foresta dei Giusti ha un quotidiano online, www.gariwo.net, che presenta figure contemporanee impegnate nella difesa dei diritti umani e informa su tutte le attività relative alla Memoria nei Paesi europei. Ha innovato il concetto di memoria, poiché ha voluto mettere in luce gli individui che sono stati capaci di venire in soccorso dell’altro nelle situazioni estreme e che hanno avuto la forza di difendere la dignità umana. Ha universalizzato la memoria dei Giusti non soltanto ricordando i soccorritori degli ebrei ma estendendo questo concetto a tutti i totalitarismi e ai genocidi. Nel 2003 ha promosso la creazione del Giardino dei Giusti di tutto il mondo al Monte Stella di Milano ed ha sostenuto la nascita del Giardino dei Giusti di Yerevan in onoredelle figure esemplari del genocidio armeno.

Su sua iniziativa è sorta Gariwo Sarajevo, presieduta da Svetlana Broz, che ricerca gli episodi di soccorso ai perseguitati durante la pulizia etnica in Bosnia-Erzegovina e contribuisce al difficile processo di conciliazione tra i popoli dell’ex Jugoslavia. Nel 2007 ha inaugurato nel Cimitero Memoriale di Levashovo, vicino San Pietroburgo, la lapide in ricordo delle vittime italiane del GULag. Nel 2010, per la Comunità Europea, ha dato vita ai primi Giardini virtuali dei Giusti d’Europa con il progetto W.E.Fo.R. (Web European Forest Righteous) - I Giusti contro i totalitarismi. Identità e coscienza europea sul web. Il sito www.wefor.eu permette agli utenti di visitare i giardini in 3D. Nella sua attività per la memoria Nissim ha ricevuto numerosi riconoscimenti. Nel 1998 è stato nominato dal Parlamento bulgaro Cavaliere di Madara per la scoperta della figura di Dimitar Peshev. Nel 2003 ha vinto il premio “Ilaria Alpi” per il documentario Il giudice dei Giusti e nel 2007 ha ricevuto una menzione speciale dalla Regione Lombardia per il suo impegno a favore della pace e sul tema dei Giusti. Il 10 maggio 2012 il Parlamento Europeo ha approvato, con la Dichiarazione scritta n.3/2012, l’appello lanciato da Gabriele Nissim per l’istituzione di una Giornata europea dedicata ai Giusti per tutti i genocidi, da celebrarsi ogni 6 marzo, data dalla scomparsa di Moshe Bejski.

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