Nicolai Lilin
Storie sulla pelle

Nicolai Lilin. E’ uno scrittore russo, di origine siberiana, nato nel 1980 a Bender. Scrive in lingua italiana. Lilin è il suo pseudonimo da scrittore, scelto in omaggio alla madre dell’autore, Lilia. In russo infatti Lilin significa “di Lilia”. Il suo vero nome, così come riportato all’anagrafe italiana, è Nicolai Verjbitkii. Gli antenati di Nicolai appartenevano ad una grande famiglia siberiana di esploratori, fuorilegge, cacciatori e mercanti che avevano origini russe, polacche, ebree e tedesche. Dopo la rivoluzione comunista del 1917 gran parte della famiglia è stata trucidata dai militari dell’armata rossa perché alcuni dei suoi membri erano accusati di brigantaggio. Nicolai viene chiamato con il nome di uno dei suoi bisnonni, morto fucilato di fronte ai suoi familiari. Per sfuggire alle persecuzioni il resto della famiglia si era trasferita nell’attuale Transnistria. Nel 2004 si trasferisce in Italia. In Piemonte prima, tra Torino e Cuneo. Dal 2010 vive e lavora a Milano. Nel 2009 pubblica per Einaudi Educazione siberiana, il suo romanzo d’esordio, scritto direttamente in italiano, che diventa subito un caso editoriale. Il primo a elogiare Educazione siberiana è stato Roberto Saviano sulle pagine di Repubblica, e da allora in poi Lilin si è conquistato i lettori italiani e l’interesse della televisione, che lo ha invitato a diversi programmi televisivi. E’ stato tradotto in ventiquattro lingue e ha venduto finora i diritti a ventisei altri paesi nel Mondo. L’interesse su questo romanzo arriva anche al mondo del cinema: il premio Oscar Gabriele Salvatores ha diretto la trasposizone cinematografica di Educazione siberiana: la società di produzione Cattleya, insieme a Rai Cinema ne ha infatti acquistato i diritti cinematografici. Il film è uscito nel febbraio 2013 e uno dei protagonisti è John Malkovich. Nel 2010 Nicolai Lilin firma Caduta libera, un libro duro e vero come già Educazione siberiana. Senza ideologie né filtri, Lilin scrive della guerra in Cecenia come nessuno aveva ancora fatto, trasformando quel conflitto nello specchio di tutte le guerre contemporanee, iper tecnologiche, disumane. Il romanzo nel 2010 vince il Premio Minerva per la “Letteratura di impegno Civile” ed il Premio “La Magna Capitana” di Foggia ed è finalista ad altri tre premi letterari. Nel 2011 chiude la trilogia ispirata alle storie di vita vissuta dall’autore il libro Il respiro del buio (Einaudi). Nel novembre 2012 esce Storie sulla pelle,un libro di racconti e immagini che si addentra in un territorio che nessuno ha mai esplorato: il mondo dei tatuaggi siberiani. Oltre a dedicarsi alla scrittura dei suoi romanzi, Nicolai Lilin scrive per La Repubblica e L’Espresso, ha una rubrica su XL di Repubblica e collabora con altri magazine. Nel 2011 fonda un progetto culturale a Milano, Kolima Contemporary Culture, e nel 2013 un laboratorio di disegno e tatuaggio a Solesino (in provincia di Padova) chiamato Marchiaturificio. Dal 2012 tiene un corso di scrittura creativa a Milano allo IED (Istituto Europeo di Design). Tra le sue attività ricordiamo anche quella legata all’arte e tradizione del disegno e della simbologia del tatuaggio siberiano, ricco di codici complessi e delle tecniche che lo contraddistinguono, tema della sua prima mostra di opere Il Tatuaggio Siberiano. Ritorno alle origini.

Storie sulla Pelle.
Si dice che raccontare la propria vita serva a comprenderla. Ci sono esperienze, però, su cui le parole non hanno presa: si può solo «soffrirle» una seconda volta sulla propria pelle. I criminali siberiani le loro vite se le portano addosso, incise dalla mano esperta del kol'sik: sacerdote e custode della tradizione, il tatuatore e l'unico a comprendere fino in fondo la lingua arcana dei simboli. Ma i tatuaggi, mentre raccontano delle storie, ne creano altre: generano incontri ed equivoci, stabiliscono legami, decidono, a volte, della vita e della morte. Ed è attraverso questo vortice di storie che Nicolai Lilin ci conduce dentro la tradizione dei «marchi» siberiani. Sei racconti diversissimi - comici o disperati, violenti, romantici, rocamboleschi - nei quali ritroviamo alcuni dei personaggi memorabili di Educazione siberiana - la banda di minorenni capitanata da Gagarin, il colossale Mel, nonno Boris e gli altri vecchi fuorilegge di Fiume Basso - e ne incontriamo di nuovi: Oliva, che spara come un sicario e si porta sempre appresso la foto di una donna; Styopka con il suo amore impossibile; Pelmen, che pagherà caro un tatuaggio sbagliato nel posto sbagliato; e ancora Kievskij, criminale di Seme nero; il vecchio hippy Batterista in perenne lotta con una direttrice dittatoriale; il terribile Treno e la virginale Cristina. A fare da filo rosso, c'è la voce inconfondibile di Nicolai «Kolima» e la storia della sua formazione da tatuatore. Dai primi tentativi in forma di gioco all'apprendistato nel laboratorio di nonno Lësa, fino all'esercizio di una vera e propria professione, il cammino di Kolima si rivela una messa a fuoco progressiva che dalla superficie - l'estetica affascinante dei simboli - si muove verso «il centro esatto del mistero».

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