Ascanio Celestini
Racconti d’estate

“Mi chiamo Ascanio Celestini, figlio di Gaetano Celestini e Comin Piera. Mio padre rimette a posto i mobili, mobili vecchi o antichi è nato al Quadraro e da ragazzino l’hanno portato a lavorare sotto padrone in bottega a San Lorenzo. Mia madre è di Tor Pignattara, da giovane faceva la parrucchiera da uno che aveva tagliato i capelli al re d’Italia e a quel tempo ballava il liscio. Quando s’è sposata con mio padre ha smesso di ballare. Quando sono nato io ha smesso di fare la parrucchiera. Mio nonno paterno faceva il carrettiere a Trastevere. Con l’incidente è rimasto grande invalido del lavoro, è andato a lavorare al cinema Iris a Porta Pia. La mattina faceva le pulizie, pomeriggio e sera faceva la maschera, la notte faceva il guardiano. Sua moglie si chiamava Agnese, è nata a Bedero. io mi ricordo che si costruiva le scarpe coi guanti vecchi. Mio nonno materno si chiamava Giovanni e faceva il boscaiolo con Primo Carnera. Mia nonna materna è nata ad Anguillara Sabazia e si chiamava Marianna. La sorella, Fenisia, levava le fatture e lei raccontava storie di streghe.”

Racconti d’estate..
C’è una barzelletta di qualche anno fa che aveva per protagonisti tre politici famosi. Saddam Hussein va da Dio e chiede “come sarà l’Iraq tra 5 anni”. E Dio “distrutto dalle bombe americane” e Saddam piange disperato. Anche Bush va da Dio e chiede “come saranno gli Stati Uniti tra 5 anni?”. E Dio “distrutto dagli attentati degli islamisti” e il presidente americano piange disperato. Infine Berlusconi va da Dio e chiede “come sarà l’Italia tra cinque anni” e Dio piange disperato. Raccontata tenendosi a distanza dal terrorismo e dalla cosiddetta esportazione della democrazia possiamo sentirci al sicuro e ridere. Ma proviamo a immaginare se alla grande manifestazione di Parigi dell’11 gennaio, all’indomani degli attentati, avesse partecipato proprio l’ex premier Silvio Berlusconi, che ha sempre manifestato la sua passione per le barzellette, e avesse raccontato questa storiella sostituendo Bush con Hollande, Saddam con il califfo dell’Isis e se stesso con Renzi per prenderlo in giro. Il meccanismo sarebbe stato lo stesso, ma non l’effetto comico. Spesso nelle barzellette accade ciò che vediamo nelle vecchie comiche: ridiamo per l’uomo grasso che scivola sulla buccia di banana, ma se quell’uomo siamo noi non ci troviamo niente da ridere. Allora ho pensato di recuperare alcuni racconti che ho scritto in questi anni e scriverne altri nuovi nei quali ci troviamo davanti ad un meccanismo simile a quello delle storielle. Ma a differenza di esse in queste mie storie c’è qualcosa che si inceppa. Incominciamo a ridere come da ragazzini ridevamo del fantasma formaggino e poi, invece di immedesimarci in Pierino, ci troviamo spalmati sul panino”.Ascanio Celestini.
Alcuni dei racconti pubblicati in “Io cammino in fila indiana”, altri aggiunti nella versione francese “Discours à la Nation” e altri ancora scritti ultimamente costituiscono il repertorio dal quale Ascanio pesca ogni sera per raccontare e improvvisare “un puzzle sentimentale, emotivo, politico” come ha scritto Andrea Porcheddu. L’attore e autore sale sul palco accompagnato da un microfono e poche luci. A seconda del posto e del clima che si respira in sala può scegliere di seguire una scaletta diversa da quella presentata la sera precedente. Una musica registrata, il frammento di un notabile della politica o dell’economia possono interrompere il flusso delle parole, ma alla fine lo spettatore si troverà a fare uno degli esercizi più naturali dell’essere umano: immaginare, ovvero vedere le immagini evocate dalle parole altrui, ma generate nella propria testa. Così funzionano le storie, dalla fiaba alla barzelletta, dalla poesia al romanzo. In particolare queste sono storie che fanno ridere e arrabbiare, ma sempre col dubbio che la causa del riso e della rabbia non sia qualcun altro, ma noi stessi.

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